Il varicocele è una situazione patologica causata da una alterazione del drenaggio venoso del testicolo con conseguente comparsa di varici del plesso pampiniforme.
Costituisce la più frequente causa di infertilità maschile correggibile chirurgicamente.
Si è riscontrata una elevata frequenza di questa patologia anche in bambini di età compresa fra 7 e 10 anni con incidenza pari al 2-2,5 % e si è osservato come tale incidenza aumenta progressivamente all’epoca della maturazione sessuale raggiungendo il 15%.
La correzione del varicocele nell’adolescente con ipotrofia gonadica ipsilaterale determina un recupero volumetrico del testicolo nell’80% dei casi.
Il varicocele sia clinicamente manifesto che sub clinico si osserva nel 30-40 % dei maschi infertili.
Le ipotesi fisiopatologiche sul danno da varicocele sono:
- insufficiente ossigenazione del testicolo;
- reflusso di cataboliti surrenalici;
- alterazione dei valori termici endotesticolari;
- alterata produzione androgenica intratesticolare.
La più plausibile di queste è l’ipertermia.
Un varicocele confinato all’area del cordone spermatico produce una ipertermia circoscritta mentre un varicocele paratesticolare produce una ipertermia all’interro emiscroto.
Il danno è comunque bilaterale.
La diagnosi di varicocele viene posta con una accurata anamnesi ed esame obiettivo, valutazione dell’ipotrofia testicolare ipsilaterale, velocimetria doppler ed eco color doppler.
In alcuni casi viene proposta la scintigrafia, termografia e termometrai ad infrarossi.
L’effettivo danno da varicocele viene diagnosticato dall’analisi dello spermiogramma.
Non tutti i pazienti con varicocele presentano un deterioramento dei parametri seminali, tuttavia uno studio prospettico documenta un passaggio da una condizione di normospermia ad una condizione di dispermia più o meno severa nel 335 dei pazienti, nel giro di 2 anni.
Operazione e intervento chirurgico contro il varicocele
La terapia del varicocele comprende due metodiche: la chirurgica e la percutanea.
Fra le tecniche chirurgiche si comprendono:
- Legature soprainguinali o retro peritoneali;
- Legatura a livello inguinale;
- Legatura a livello sub inguinale;
- Tecniche microchirurgiche;
- Legatura video laparoscopica.
Fra queste la sub inguinale è la tecnica di elezione data la possibilità di esecuzione in anestesia locale, in regime di day-surgery, con una piccola incisione chirurgica.
La tecnica percutanea consiste in un accesso che può essere transfemorale controlaterale, transbrachiale o transgiugulare; tutti questi sono retrogradi.
L’accesso transcrotale secondo Tauber è un trattamento percutaneo anterogrado.
Il migliore è senza dubbio il transfemorale.
La tecnica è superiore a qualsiasi altro tipo di trattamento.
Gli esami richiesti per tale trattamento consistono in una valutazione ematochimica del protidogramma, esame urine, azotemia, creatininemia e prove emogeniche pre trattamento.
Viene eseguita previa anestesia locale a livello della vena femorale controlaterale che vie punta con un ago su cui viene poi inserita una guida metallica idrofilica.
Sotto scopia la guida viene fatta proseguire nella vena cava e da qui nella vena renale sinistra e calata nella vena spermatica sinistra.
Sulla guida viene poi caricato un apposito catetere coassiale fino alla vena spermatica di sinistra.
Si ritira la guida e si esegue una constografia in modo da evidenziare tutte le eventuali collaterali, responsabili di eventuali recidive.
Valutata bene la condizione dell’albero venoso si inietta un farmaco sclerosante sotto scopia e previa compressione del funicolo fra indice e pollice dell’assistente.
Al paziente si fa eseguire una manovra di ponzamento in modo da far si che contrasto e farmaco rimangano il più possibile nella vena spermatica crando una flebite chimica.
Il paziente durante tale manovra puo’ avvertire fastidio in sede lombare, segno di sclorsi in atto.
Il trattamento può avere una durata variabile fra 15-20 minuti ed un’ora e mezzo, a seconda della rapidità con cui viene incannulata la vena spermatica sinistra, quindi dalle dimensioni della vena, direttamente proporzionali alle dimensioni del varicocele ma soprattutto dalla anatomia vascolare del paziente.
Il paziente dovrà trattenersi in regime di day-Surgery (poche ore) con una compressione all’inguine dx, sede di ingresso dell’ago e del catetere.
Dopo circa 3 ore dal trattamento viene dimesso con la sola raccomandazione di non compiere attività fisica pesante nei 3 giorni seguenti.
Tale metodica, data l’assenza di anestesia, l’assenza di incisione chirurgica, l’assenza di inattività funzionale, la scarsa invasività e l’assenza di dolore durante e dopo il trattamento nonché la netta superiorità tecnica da recidive presenti con le metodiche chirurgiche è oggi ritenuta dalla maggior parte degli autori come il trattamento di elezione per la terapia non invasiva del varicocele.